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Come abbiamo visto nell’articolo precedente, dedicato all'immigrazione ed emigrazione italiana, uno dei fattori che rendono così preziosi gli immigrati è che contribuiscono ad abbassare l’età media di un paese, soprattutto quando si parla dei paesi fortemente industrializzati, come quelli europei, nordamericani o di alcune zone dell'Asia.
Per fare un esempio pratico, nel 2010, in Italia, gli stranieri residenti risultavano più giovani dei cittadini italiani: l’età media era infatti di 32,5 anni contro 44,3.
Nella tabella sotto puoi vedere come il divario nel 2022 non sia cambiato, fatto salvo che in entrambe le categorie l'eta media si sia alzata di 3 anni.
Insieme alla piramide dell’età o al tasso di natalità e di fecondità totale, è un altro dei dati che utilizzati dalla demografia, che, ricordiamo, è la scienza che studia i fenomeni quantitativi che riguardano la popolazione, come natalità, mortalità, fecondità, ecc.
Questo valore, infatti, può aiutare a capire non solo come si sta evolvendo un popolo, ma anche quali sono le sue condizioni di vita, la sua struttura sociale, e può stimare quale sarà la sua impostazione futura.
Ad esempio, una popolazione con un’età media più alta tenderà a fare meno figli di una più giovane.
Nel 2022 l’età media della popolazione italiana è di 46,2 anni, nel 2002, quindi vent’anni fa, era di 41,9 (dati Istat). Quali sono i motivi di questo invecchiamento?
Le cause per cui questo dato è aumentato sono moltissime. Banalmente, al primo posto troviamo il miglioramento delle condizioni di vita: basti pensare che l’età media in Italia nel 1861 era di 27 anni.
Alta mortalità infantile, bassa igiene, ridotta possibilità di accesso alle strutture sanitarie facevano sì che morire fosse molto più facile, e quindi c’erano meno anziani, ma il Paese continuava a crescere per l’alta natalità.
Sarebbe infatti passato da meno di 22 milioni di abitanti al momento dell’Unità d’Italia a 38 milioni nel 1921.
Il grande salto c’è stato dopo la Seconda Guerra Mondiale, nel momento dell’industrializzazione.
La ripresa del nostro Paese dopo il conflitto, la nuova ricchezza, le migliori condizioni di vita hanno fatto sì che, ad esempio, nel 1951 la speranza di vita degli italiani superasse i 70 anni, e anche l'età media si alzasse: nel 1961 era 30,8, nel 1981 33,30 e nel 1991 37,1.
Ovviamente, un'aspettativa di vita più alta è uno dei fattori che può portare ad un aumento della popolazione ma anche ad un sua costante invecchiamento, in quanto la percentuale di persone che non muoiono in giovane età aumenta.
E questo dato sarebbe di per sé positivo, in quanto indica uno Stato sano, organizzato, che aiuta i proprio cittadini fino al momento della vecchiaia, se non fosse però affiancato dalla diminuzione della natalità e da un saldo migratorio negativo.
Questo è, infatti, quello che è successo in Italia, ma lo stesso vale anche per molti paesi europei.
Il miglioramento delle condizioni di vita ha fatto sì che potessimo avere una speranza di vita più lunga, ma anche che decidessimo di avere meno figli, e anche di posticipare l’età in cui si aveva il primo figlio. Queste due situazioni, unite, hanno portato ad un invecchiamento della popolazione.
Ma torniamo al primo dato citato: com’è possibile che, in 20 anni, la popolazione media italiana sia invecchiata di quasi 5 anni?
Questo è riconducibile al fatto che l’immigrazione in Italia è calata, quindi non solo gli italiani fanno meno figli, ma anche gli immigrati di seconda generazione hanno meno figli rispetto ai loro genitori, non arrivano nuovi immigrati ad aumentare la popolazione, e inoltre i giovani lasciano l’Italia, nella già citata “nuova migrazione” o “fuga di cervelli” che sta colpendo il nostro Paese da ormai oltre 15 anni.
Una piccola curiosità: la Regione più vecchia d’Italia è la Liguria, con un’età media di 48,7 anni (dati Istat del 2020), mentre la più giovane è la Campania, con 42,8 anni.
E per quanto riguarda i Comuni? Il più giovane è Orta di Atella, in provincia di Caserta (35,7 anni), mentre il più vecchio è Ribordone, in provincia di Torino (66,1 anni).
Come abbiamo già sottolineato, l’innalzamento dell’età media è un fenomeno comune a tutti i paesi europei. L’Italia, però, si colloca al di sopra della media europea, che era di 44,1 anni nel 2021 (dati Eurostat).
Nell'ultimo decennio, l'anzianità media dei cittadini europei è salita di 2,5 anni (al ritmo costante di +0,25 anni all'anno) rispetto ai 41,6 anni del 2011, mentre Cipro, Irlanda e Lussemburgo sono gli unici tre stati europei a rimanere sotto i 40 anni: rispettivamente 38, 38,5 e 39,6.
Così come invecchia l’Europa, lo stesso accade anche per il resto del mondo, ma con ritmi differenti.
Come dimostra la cartina qui sotto, basata sui dati delle Nazioni Unite sulla popolazione mondiale, l’età media dei diversi continenti è molto differente, e non tutte le regioni sono invecchiate allo stesso ritmo dal 1950 al 2020.
Dal 1950 a oggi l'età media mondiale è passata da 25 anni a 33. Tuttavia, in Europa è cresciuta di 14 anni, mentre in Africa è aumentata solo di 1 anno.
Concludendo, quali sono i paesi che hanno l’età media più alta e quella più bassa?
Come abbiamo accennato, i fattori che influenzano questo dato sono la buona nutrizione, l’aspettativa di vita più lunga, l’accesso alla sanità, ma anche il tasso di natalità (spesso inversamente proporzionale al reddito) e il numero di donne. Infatti, una percentuale di donne maggiore porta ad un lieve aumento di questo valore, in quanto hanno un’aspettativa di vita più lunga.
Per questi motivi, non stupisce trovare solo paesi industrializzati nella top 5 delle nazioni più vecchie, e paesi in via di sviluppo in quella delle più giovani (dati delle Nazioni Unite, in riferimento al 2022).
Nella classifica di paesi con l’età media più alta troviamo:
Nella classifica di paesi con l’età media più bassa troviamo:
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