La piramide dell’età è un grafico utilizzato nella demografia, che raffigura la struttura della popolazione per sesso e per età, dando quindi un’immagine chiara e diretta di come esse si distribuiscono. Per questa sua facilità di lettura e chiarezza, viene molto utilizzata per mostrare l’andamento della popolazione nel tempo.
Come ho già spiegato nell’articolo sul tasso di natalità e tasso di fecondità totale, la demografia è la scienza che studia i fenomeni quantitativi che riguardano la popolazione, come natalità, mortalità, fecondità, ecc. La piramide dell’età serve per entrare nel dettaglio in questa analisi, e per fartela capire al meglio ti mostrerò varie piramidi, che puoi consultare sul sito PopulationPyramid.net.
Partendo dalla forma di una piramide dell'età si può comprendere se la popolazione è:
L’interpretazione della piramide dell’età è molto intuitiva, e, come già accennato, questo è uno tra i motivi per cui viene molto spesso utilizzata quando si affronta l’argomento dell’evoluzione demografica di un Paese.
Dal punto di vista grafico, si tratta di due istogrammi posizionati in modo simmetrico attorno all'asse verticale, che è quello che rappresenta le età. Solitamente, queste sono raggruppate in gruppi di 5 anni, in parte per non appesantire troppo il grafico ma soprattutto perchè le differenze nella popolazione da un singolo anno con il successivo non sono così marcate da richiedere una distinzione tale.
Sull’asse orizzontale, invece, si indica l'ammontare della popolazione per ogni classe di età, distinguendo in modo crescente verso destra e verso sinistra, allo scopo di dividere in modo chiaro i due sessi.
Se non sai come leggere un istrogramma o crearlo, ti lascio questo mio breve video, così da poterlo ripassare velocemente prima di continuare con la lettura dell'articolo (trovi l'istogramma al minuto 04:16).
Molto spesso le piramidi dell’età sono molto simili, soprattutto se confrontano Paesi accomunati dallo stesso livello di benessere o dalla stessa cultura (ad esempio, le nazioni che seguono la cultura occidentale). In alcuni casi, però, attraverso questi grafici è possibile vedere gli eventi che hanno modificato la popolazione in modo importante, come per esempio si può vedere nella maggior parte delle piramidi dell’età della generazione che ha combattuto durante la Seconda Guerra Mondiale.
L'immagine qui sotto riporta la popolazione tedesca nel 1950: come si può vedere c'è una forte contrazione nelle fasce d'età comprese tra i 20 e i 39 anni (cioè le persone nate tra il 1911 e il 1930) e una forte differenza tra la percentuale di maschi e femmine. Le cause di entrambe le anomalie sono proprio da riportarsi alla Seconda Guerra Mondiale e all’alto numero di uomini morti in combattimento. Questa caratteristica è, ovviamente, comune a tutte le nazioni che hanno preso parte al conflitto.
Nella piramide dell’età, però, è possibile anche vedere come sta evolvendo la popolazione di un Paese, e prevedere come si comporterà nel futuro, nel caso non ci fossero modifiche importanti nel suo stile di vita. E proprio lo stile di vita porta ad avere, in alcuni casi, piramidi dell’età molto differenti tra nazioni che, in teoria, dovrebbero averle simili in quanto rientranti (come accennato prima) nello stesso panorama economico e socio-culturale.
Non sorprenderà scoprire che la piramide dell’età italiana non ha affatto la forma di una piramide, anzi. In questo caso si dice che la forma è quella “dell’urna”, dove ogni nuova annata è minore di quella precedente e le annate più vecchie diminuiscono costantemente: i tassi di natalità e di mortalità sono bassi, e in più questi ultimi sono costante diminuzione. Grazie al miglioramento della qualità di vita l’aspettativa di vita continua a crescere.
Questa immagine coincide perfettamente con quella degli italiani che, come sappiamo, sono in decrescita a causa dell’invecchiamento costante e della bassa natalità, e quindi ormai la maggioranza della popolazione si trova nella fascia tra i 25 e i 60 anni.
In questa fascia si trovano, tra l’altro, i cosiddetti “baby boomer”, cioè le persone nate tra il 1946 e il 1965, e gran parte della "Generazione X" (cioè i nati tra il 1966 e il 1980): è possibile vedere come il numero di italiani nati dopo il 1980 (che nel 2020 avevano meno di 40 anni) sia minore, questo perchè l’indebolimento del boom economico ha provocato una forte decrescita della natalità.
Più si va avanti negli anni, però, più la situazione può solo peggiorare, soprattutto se non vengono attuate politiche di cambiamento allo scopo di arginare questo fenomeno. Difatti, si stima che nel 2050 la nostra piramide dell’età avrà raggiunto una forma “a goccia”, dove la diminuzione della popolazione è molto importante. In questo caso i tassi di natalità e mortalità sono ancora più bassi, un dato che può incentivare i più giovani ad emigrare, portando anche allo spopolamento del territorio. Esattamente quello che in Italia sta già accadendo.
Finché le immigrazioni compensano i decessi la popolazione rimane stabile, e questo è ciò che è accaduto in Italia dalla fine degli anni ‘80 fino all’incirca al 2010. A fine anni ‘80, infatti, la popolazione italiana avrebbe già cominciato a diminuire, a causa del calo della natalità, se questo non fosse stato tamponato dall’immigrazione di vari popoli come albanesi, rumeni, ecc.
La natalità più alta di queste popolazioni ha fatto sì che nel nostro paese gli abitanti continuassero a crescere per i vent’anni successivi, ma ora la situazione è cambiata. Molti giovani italiani, infatti, sono emigrati e continuano ad emigrare, soprattutto a causa di politiche che non li aiutano, nè dal punto di vista economico nè dal punto di vista sociale (politiche di supporto alle famiglie).
I giovani che restano, compresi gli stranieri di seconda generazione, d’altro canto, per le stesse difficoltà non solo ritardano l’età in cui hanno figli, ma hanno anche meno figli in generale. Infine, i flussi migratori verso l’Italia sono molto calati, e quindi le nuove entrate non controbilanciano le uscite e i pochi nati.
Se la situazione italiana continuasse in questo modo, senza modifiche che spingano i giovani a restare, ad avere più figli, o che incentivino l’immigrazione, si stima che la popolazione italiana potrebbe passare dai 59,6 milioni del 2020 a 47,6 milioni nel 2070, fino a poter crollare, nel 2100, a 30,5 milioni di persone.
Come anticipato, le piramidi dell’età possono essere molto differenti a seconda della popolazione analizzata. Com’è facilmente immaginabile, paesi come l’Angola, o l’Afghanistan, hanno piramidi delle età molto diverse rispetto a quella italiana, e allo stesso modo la Cina.
In generale, i paesi dell’Africa Subsahariana e dell’Africa orientale stanno assistendo ad un forte aumento della popolazione in questo momento, e i giovani sono molti più degli anziani. Questa crescita è così forte che si stima che sarà ancora in corso nel 2060, anche se, ovviamente, con ritmi molto più ridotti. Nella stessa situazione sono anche l’America Centrale e l’Asia Meridionale.
Per quanto riguarda i paesi europei, invece, la situazione non è di crescita, ma nemmeno di forte diminuzione della popolazione come in Italia (almeno, non per tutti): per Francia ed Irlanda, ad esempio, si nota una piramide a forma di rettangolo, quindi tendente ad una crescita nulla. Simile anche la situazione degli Stati Uniti d’America, che sono cresciuti in modo costante fino agli anni ‘60, per poi raggiungere una situazione stabile.
Una piramide dell’età molto particolare è quella della Cina, e questa è uno degli esempi più impressionanti di come le politiche di uno Stato possano modificare enormemente la distribuzione di una popolazione. Questo scostamento rispetto al “normale” andamento di una piramide dell’età si lega soprattutto alla politica del figlio unico.
Come si vede dall'immagine, nel 1975 la Cina era un paese in fortissima crescita demografica, situazione che è poi stata modificata dalla politica interna. Dal 1979 al 2015, infatti, la Repubblica Popolare Cinese ha permesso alle coppie di avere solamente un figlio. Questa limitazione ha avuto effetti molto forti sulla popolazione cinese, tra cui uno completamente unico nel suo genere: nel 2005 in Cina il rapporto tra i sessi alla nascita era di 120 ragazzi ogni 100 ragazze.
In nessun’altra popolazione mai analizzata, non solo presente ma anche passata, è mai esistito un tale squilibrio, in quanto biologicamente ogni essere vivente tende a procreare statisticamente una percentuale simile di maschi (51,5%) e femmine della specie (48,5%).
Le cause di questa anomalia sono, purtroppo, legati soprattutto ad aborti clandestini e infanticidi. Le coppie cinesi preferivano infatti avere figli maschi, in quanto la donna era percepita come “persa” dopo il matrimonio, perchè da quel momento doveva dedicarsi totalmente al marito e ai suoceri, senza curarsi nemmeno della cura dei propri stessi genitori. A questo si aggiunge una società fortemente patriarcale, che non considerava la donna importante tanto quanto l’uomo. Questa politica ha, ovviamente, fatto sì che la percentuale di donne in Cina oggi sia pari al 48,7%, quando invece nelle altre popolazione la percentuale è intorno al 51,5/52%.
Dal 2016 questa politica non è più in vigore, ma ciò non ha portato ad un conseguente innalzamento delle nascite: anzi, il tasso di natalità continua a rimanere sotto alla soglia di rinnovo della popolazione (pari a 2,1), e quindi la popolazione cinese sta continuando ad invecchiare.
Per concludere, voglio sottolineare come la riduzione della popolazione sia, ovviamente, un fenomeno mondiale: si stima che quelle popolazioni che hanno una piramide dell’età in crescita, con il tempo, andranno comunque incontro ad una crescita nulla o ad una diminuzione degli abitanti. Le stime statistiche non superano il 2100, anno in cui la popolazione mondiale dovrebbe superare i 10 miliardi e 800 milioni di abitanti, continuando sì a crescere, ma ad un ritmo molto meno elevato.